Artisti,  Interviste

Intervista a Gaia Maria Galati

1) Come è iniziato il tuo percorso artistico?
Il mio percorso artistico inizia nell’infanzia, poiché mio padre, appassionato di fotografia, mi ha trasmesso quest’arte. È stato anche un modo per condividere un interesse con lui, un linguaggio che ci univa. Già all’età di 5 anni avevo la mia camera fotografica.

Gaia Maria Galati

2) Come scegli i tuoi soggetti?
La ricerca del giusto soggetto è sempre un processo complesso. Prima decido cosa voglio rappresentare con il mio scatto fotografico e come lo voglio rendere, poi ricerco lo scatto perfetto. A volte, capita di trovarsi al posto giusto al momento giusto per scattare una fotografia interessante. Comunque, tutte le mie opere fotografiche si basano sulle emozioni che provo nel momento dello scatto.

3) Quanto tempo ci vuole per realizzare uno scatto perfetto? (Questa domanda esplora il lavoro dietro le quinte e la cura del dettaglio nella fotografia.)
Il tempo per la realizzazione di uno scatto dipende da alcuni fattori imprescindibili. Per la street photography deve essere immediato e cogliere l’attimo, perché le persone sono in movimento; per altri soggetti fotografici, spesso bisogna aspettare la luce giusta, l’angolazione, o che il luogo sia sgombro da elementi di disturbo. Dopo lo scatto, la post-produzione è essenziale per trasformarlo in un’opera fotografica: si effettuano prove di saturazione, esposizione, punto luce, contrasto per renderla più o meno vivida, luminosità, punto nero, vividezza per enfatizzare i colori, temperatura per dare un tono caldo o freddo e nitidezza per rendere lo scatto più o meno definito.

Spiaggia – Fotografia su alluminio – 60 x 80

4) Qual è l’aspetto più impegnativo del tuo lavoro di fotografa? (Aiuta a scoprire le sfide che affronta, sia tecniche che artistiche.)
L’aspetto più impegnativo è sicuramente la post-produzione, perché servono vari strumenti tecnologici per rendere una fotografia un’opera. È necessario calibrare bene tutti gli elementi citati nella domanda precedente e non sbagliare, altrimenti l’effetto voluto non si realizza. Inoltre, è importante distinguersi nella fotografia. Io, ad esempio, mi avvalgo di altri supporti oltre alla carta fotografica, come l’alluminio, il D-bond, la tela di ottima fattura, il PVC e il plexiglas. Le mie opere sono davvero pezzi unici, poiché non vengono stampate in quel materiale e in quella misura più di tre copie, e sono accompagnate da un certificato di autenticità. Per chi desidera un’opera esclusiva, garantisco che non venderò più quella fotografia con lo stesso supporto e nella stessa misura. Nella fotografia, fino a nove copie sono comunque considerate pezzi unici.

Congelamento spirituale – Fotografia su alluminio – 60 x 80

5) C’è un messaggio o un’emozione specifica che cerchi di trasmettere attraverso le tue fotografie? (Questa domanda indaga la sua intenzione comunicativa e il significato dietro il suo lavoro.)
Certamente, come nella poesia e nella scrittura in generale. Ho pubblicato un volume di poesie dal titolo Il filo delle mie emozioni, composto da 97 poesie e curato dal maestro fotografo e attore Adriano Lazzarini, con cui abbiamo anche scritto la sceneggiatura e il soggetto di un cortometraggio contro la violenza domestica. Ho pubblicato molti componimenti poetici e racconti con case editrici come Acca International, Dantebus, Aletti, L’ArgoLibro, Pagine, Feltrinelli e altre. La poesia e la scrittura, quasi come un’arte maieutica, “tirano fuori le emozioni,” e per me è lo stesso con uno scatto fotografico: mi dà la stessa emozione dello scrivere una poesia, un racconto o una sceneggiatura. Credo che le opere, di qualunque natura esse siano, poi appartengano al fruitore. Io posso aver provato una certa emozione con un’opera, ma chi legge i miei scritti o guarda una mia fotografia troverà una “personale emozione,” che può essere simile alla mia o completamente diversa, e penso che sia giusto così. Ognuno vede e sente emozioni diverse, anche in base al proprio bagaglio di vita, alla formazione e alle esperienze avute.

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